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Chiesa Parrocchiale di S. Michele Arcangelo

Sorge sull’antichissima chiesa di età altomedievale, divenuta nel ‘700 inadeguata rispetto al numero dei fedeli, su progetto dell’arch. Vercellone da Cherasco.
La prima pietra fu posta nel 1761; la costruzione fu ultimata nel 1783.
La pianta è a croce greca, a una sola navata.
La concezione spaziale è grandiosa, pur nella sobrietà delle linee, e tende a dare l’impressione di una tensione verticale della struttura verso la cupola circolare che si eleva fino all’altezza di 35 metri.
Il Vercellone, come il più illustre architetto Francesco Gallo di Mondovì, fu incline alle esigenze “classiche” di chiarezza, di equilibrio e di parsimonia decorativa.
Armonizzata con le linee architettoniche è la decorazione pittorica.
Nell’abside vi è l’icona di S. Michele Arcangelo che caccia Lucifero nell’inferno.
Sulle pareti del presbiterio sono affrescate due scene del Vangelo: la disputa di Gesù nel tempio e la Maddalena che lava i piedi di Gesù nella casa di Simone, opera del pittore Amedeo Augero da Verolengo (1799-1884), il quale è l’autore del dipinto raffigurante il voto della città di Torino alla Consolata per la liberazione della città dal colera, custodito nella sala consiliare del municipio di Torino.
La chiesa è uno scrigno di opere d’arte da scoprire; tra queste è notevole anche l’organo Vittino.
La facciata alta e slanciata è realizzata in cotto. È lineare, ad ordini sovrapposti, sormontati da un timpano sull’asse centrale.
Le forme sono poco mosse. Quattro nicchie poco profonde interrompono la superficie, che sembra guardare al classicismo del tardo ‘700 più che al barocco. È un presentimento di neoclassicismo con qualche nostalgia cinquecentesca