Accesso ai servizi



Uomini Illustri

Oreste Tarditi, il pittore delle Langhe

Definito “il pittore delle Langhe”, è novellese “purosangue”: a Novello è nato il 15/12/1908, e qui, nella sua Novello è tornato dopo aver girato tutta l’Italia per ragioni di lavoro.
Dipingere era il suo lavoro e il suo riposo, un impegno di vivere secondo la propria natura.
Di lui scrive il critico d’arte prof. Adalberto Rossi: “Tarditi è un’acquarellista nato, un acquarellista di rara maestria: l’acquarello gli è congeniale, è una tecnica che si accorda al suo temperamento emotivo. Subito vuol trasmettere in colore la commozione del momento e l’acquarello gli consente di fissare l’immediatezza dell’impressione.”
Ernesto Caballo in “Artisti italiani del ‘900” a proposito degli acquarelli di Tarditi scrive: “L’arte si può conseguire anche con le tecniche più disparate, a condizione che sia concesso al pittore l’attimo e l’ora felice. Per Tarditi sono attimi, ma autentici: luci stillanti che emanano da macchie di noccioleti, presagi di giorni morti, di festa, sul crinale delle colline, scorci di case, villaggi sassosi, con le case decrepite in certa Langa, in un clima di penitenze secolari, di silenzi rassegnati…”
I suoi cieli sono atmosferici, per lo più solcati da nubi, bianche, rosa, grigie, nelle quali il colore evapora, scompare e si avvicina al limite del silenzio. Spesso lo specchio dell’acqua di un fiume raddoppia la veduta, riflettendo il cielo e le vaghe nubi che si dissolvono.
Per il “nostro Tanaro”, “il grande fiume” come lo chiamò Beppe Fenoglio, Tarditi ha avuto inquadrature felicissime: cielo, acqua, alberi nel nuovo, tenero verde primaverile, ripresi in un mattino piovoso, quando una leggera nebbia si alza dal fiume e avvolge e scompone la visione in mille labili aspetti.
Per le sue “vedute” Tarditi sceglie angolazioni adatte, sovente si arrampica sui campanili. Sulla terrazza di casa sua si è fatto costruire da “Vigi ‘l frè” una loggia aerea, specie di ambone in ferro un po’ traballante ma sicuro.
Tarditi ci spinge a vedere le cose in azzurro e in rosa, a scoprire la gioia intima del “contemplare”, a cercare, nonostante tutto, motivi di ottimismo.
Tarditi è tutto qui, in questi slanci e in queste visioni, col cuore aperto, come i suoi paesaggi: uomo schietto, semplice, spontaneo, comunicativo, ingenuo come un poeta e come un poeta generoso, ospitale.
Tarditi si spense a Novello nel 1991.


Gian Pietro Riva, dalla pennellata decisa ed intensa

Nato a Torino nel 1930, è un novellese di adozione; trascorse qui gli anni dell’adolescenza e della giovinezza e prese ad amare questa terra, mise radici tra la gente, si sentì a poco a poco uno della langa. Per questo, dopo una lunga parentesi torinese, ritornò qui, per non allontanare dallo sguardo il profilo sinuoso dei bricchi, le geometriche simmetrie dei filari, i densi colori dell’estate e dell’autunno.
I colori della Langa: sono questi i temi frequenti della sua pittura.
Riva sceglie la pennellata decisa, intensa, che fissi l’impressione visiva e la concretizzi fino a riempire lo sguardo e a farsi percezione sensoria.
Sceglie per lo più, come soggetto paesistico, il vigneto colto con disegno nitido e incisivo, dal grigiore invernale allo splendore smeraldino della piena estate, i sentieri che serpeggiano bianchi e snelli tra campi e prati.